FIAB diventa Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta
Eletto il nuovo presidente Alessandro Tursi, chiamato a seguire il nuovo corso della federazione, che ha festeggiato i suoi primi 30 anni di attività.
Dopo sei anni di mandato la ex presidente Giulietta Pagliaccio riconfermata nel Consiglio Nazionale di FIAB per occuparsi di advocacy e comunicazione.
Aprile 2019 – Si apre un nuovo corso per FIAB, la nota Federazione Italiana Amici della Bicicletta attiva da trent’anni in tutta Italia, attraverso 187 associazioni e sedi sul territorio e 18.300 soci, per promuovere (come recita lo statuto) la diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico in un quadro di riqualificazione dell’ambiente urbano e del territorio. Già riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente come associazione di protezione Ambientale, domenica 14 aprile, durante l’Assemblea Nazionale svoltasi a Verona, FIAB ha compiuto un passaggio storico con l’approvazione della mozione che introduce la parola “Ambiente” nella sua dicitura. Da oggi FIAB è, ufficialmente, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta.
“È un passo necessario per comunicare al meglio che la bicicletta è importante, ma non è il fine. È lo strumento più efficace, forse l’unico, per migliorare l’ambiente urbano e rispondere alla sfida ambientale globale” sono le prime parole di Alessandro Tursi, il nuovo Presidente FIAB eletto domenica dall’Assemblea Nazionale, che aggiunge: “A noi spetta il compito di convincere molti italiani a modificare l’abitudine ‘dell’automobile sempre e comunque’. Per questo non dobbiamo avere paura di cambiare qualcosa di noi, per essere sempre più credibili nell’invogliare le persone a un cambiamento che è necessario e possibile”.
Milanese, cresciuto in Abruzzo, laurea in architettura-urbanistica e dottorato in ingegneria, Alessandro Tursi milita in FIAB dal 2012. Già vice-presidente di FIAB dal 2017 e vice-presidente di ECF-European Cyclists’ Federation dal 2018, il neo presidente della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta vanta una lunga esperienza nel settore della mobilità ciclistica. Ha ideato e dirige il riconoscimento FIAB ComuniCiclabili (www.comuniciclabili.it) che, ad oggi, ha già assegnato la bandiera gialla delle ciclabilità italiana a 117 comuni.
“Sono emozionato e consapevole della sfida – ha dichiarato Alessandro Tursi dopo l’annuncio della sua elezione a presidente FIAB – Ci aspetta un triennio intenso, perché quello che va fatto per l’ambiente attraverso mobilità in bicicletta o lo facciamo noi, o non lo fa nessuno. In questa Assemblea Nazionale abbiamo condiviso le tante buone pratiche delle nostre associazioni sul territorio”. Lo sviluppo della ciclabilità nel Mezzogiorno è stato uno dei temi toccati nel dibattito. “Per la ciclabilità il Sud Italia è la nostra frontiera. I nostri che operano in quelle regioni sono pionieri ma, grazie a loro, i primi incoraggianti risultati si cominciano a vedere. È la sfida più dura, ma anche quella con la più grande possibilità di crescita. L’altra grande sfida è a livello di Parlamento e Governo su leggi e finanziamenti, dove la presidente uscente Giulietta Pagliaccio ha già ottenuto risultati, prima inimmaginabili”.
L’Assemblea Nazionale FIAB ha anche rinnovato le cariche del Consiglio Nazionale, 16 membri – 8 uomini e 8 donne – di cui la maggior parte alla loro prima esperienza, segno anche questo di un grande rinnovamento in atto e non solo nelle parole.
La più votata è stata la ex presidente di FIAB Giulietta Pagliaccio, che continuerà a occuparsi di advocacy e che, nel suo saluto di fine mandato ha detto: “Sono stati sei anni intensi e di grandi soddisfazioni. Come associazione siamo passati da 16.000 a oltre 18.300 soci e, verso l’esterno, siamo diventati il punto di riferimento indiscusso per la mobilità ciclistica in Italia, anche e soprattutto ai tavoli istituzionali. Grazie al lavoro di tante persone, nel corso di questi anni abbiamo portato a casa importanti risultati”, facendo riferimento esplicito alla Legge quadro sulla mobilità ciclistica, che ha cambiato profondamente l’approccio al tema anche da parte degli amministratori pubblici meno convinti; al riconoscimento dell’infortunio in Itinere del lavoratore in bicicletta, passaggio fondamentale per lo sviluppo del biketowork; e ai finanziamenti per il Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche, già integrate della rete Bicitalia ufficialmente presentata da FIAB nel 2000.
“Il passaggio è importante perché ci attendono molte sfide che hanno bisogno di energie e idee nuove, come quelle che saprà mettere in campo Alessandro Tursi con la nuova squadra che vede la presenza di giovani motivati. – conclude Giulietta Pagliaccio – Io continuerò a dare il mio contributo in una nuova veste: la mobilità ciclistica deve continuare a crescere perché può dare risposte efficaci ai problemi ambientali delle nostre città. Ad Alessandro e a tutta la nuova squadra vanno i migliori auguri di buon lavoro”.
Nel Direttivo, oltre a Giulietta Pagliaccio, gli altri 15 eletti sono Valeria Lorenzelli (del team ComuniCiclabili), Renata Zorzanello, Enrico Chiarini, Massimo Tocci, Valerio Montieri, Dario Zanette, Laura Di Russo, Antonio Marco Dalla Pozza, Massimo Gaspardo Moro, Cristina Castellari, Giuliano Giubelli, Chiara Minì, Noemi Carbone, Giuseppe Dimunno e Loretta Marini.
di Raffaele Di Marcello
Oltre 150 miliardi di euro l’anno i benefici della ciclabilità per i cittadini dell’UE.
Lo afferma un rapporto dell’ECF – European Cyclist’s Federation – organizzazione europea di cui FIAB è parte attiva.
I
vantaggi dell’uso della bicicletta, stimati per le ricadute sulla
salute, sull’economia e sull’ambiente, sono ancora più evidenti se si
raffrontano con i dati di un recente studio pubblicato dalla Commissione
europea, che ha stimato le esternalità negative (vale a dire i costi
per l’ambiente, la salute e la mobilità) del trasporto stradale
motorizzato, a più di 800 miliardi di euro l’anno.
Per
sbloccare il potenziale della ciclabilità, sono necessari ulteriori e
migliori investimenti nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale
dell’UE (2021/2027). ECF richiede un volume di investimenti di almeno 3
miliardi di euro.
Milano, 10 aprile 2019
Il
4 aprile scorso, nel corso di un evento organizzato con la Presidenza
rumena del Consiglio dell’Unione Europea e il progetto Interreg CHIPS
(Cycle Highways Innovation for smarter People Transport and Spatial
Planning), la European Cyclists’ Federation (ECF) ha lanciato il suo
rapporto “I vantaggi della ciclabilità: sbloccare il loro potenziale per l’Europa“.
Secondo
i dati calcolati da ECF, la bicicletta crea benefici per almeno 150
miliardi di euro ogni anno nell’Unione europea (compreso il Regno
Unito). Questa cifra include solo le tematiche per le quali sono
disponibili metodologie per calcolare i benefici. Sarebbe probabilmente
molto più alto se le cifre fossero disponibili anche per gli altri
benefici della ciclabilità che il rapporto identifica, come il
miglioramento dell’accessibilità o l’uso efficiente dello spazio
pubblico nelle città.
Oltre 90 miliardi di euro di
benefici sono esternalità positive per l’ambiente, la salute pubblica e
il sistema di mobilità. In confronto, un recente studio pubblicato dalla Commissione europea
ha stimato le esternalità negative (vale a dire i costi per l’ambiente,
la salute e la mobilità) del trasporto stradale motorizzato a oltre 800
miliardi di euro l’anno.
La relazione sottolinea che i
benefici dell’uso della bicicletta non si manifestano solo in settori
specifici e isolati come i trasporti o la politica ambientale, ma in
molti altri settori in cui l’UE ha competenze, come la politica
industriale, l’occupazione, la sanità e la politica sociale. L’ECF
pertanto richiama e integra la strategia europea per il ciclismo che include questi ambiti e considera la ciclabilità in tutti i settori politici pertinenti.
Un
gran numero di paesi europei ha ancora molte potenzialità per
raggiungere livelli più alti di ciclabilità. Per aumentare il numero di
ciclisti e diminuire le esternalità negative del trasporto stradale
motorizzato, non è necessario solo un quadro politico europeo integrato,
ma anche finanziamenti adeguati. Come ha sottolineato il segretario
generale dell’ECF, Cristian Stoica, durante il discorso di apertura
dell’incontro del 4 aprile, citando James W. Frick: “Non dirmi dove sono
le tue priorità. Mostrami dove spendi i tuoi soldi e ti dirò quali
sono.”
Con il prossimo quadro finanziario pluriennale,
attualmente in corso di definizione, l’UE ha un’eccellente opportunità
per aumentare i mezzi finanziari disponibili per promuovere la
bicicletta in tutti i flussi di finanziamento pertinenti, tra cui
finanziamenti regionali, programmi di ricerca e sostegno alle PMI. ECF
chiede che gli investimenti dell’UE per la ciclabilità vengano aumentati
ad almeno 3 miliardi di euro, rispetto a circa 2 miliardi di euro
dell’attuale periodo di finanziamento.
In Italia, anche grazie a FIAB, l’economia della bicicletta inizia a dare i suoi frutti, come dimostra il grafico pubblicato. Sono stati investiti, e sono previsti investimenti, anche grazie a fondi dell’Unione Europea, ma c’è ancora molto lavoro da fare. L’appello di ECF, quindi, arriva a proposito per far si che in Europa, e nel nostro Paese, le infrastrutture e le politiche per la ciclibilità possano ampliare i positivi effetti, anche economici, per tutti i cittadini.
di Raffaele Di Marcello
Nella sua valutazione annuale della situazione economica e sociale nell’UE, la Commissione Europea ha esposto le prime idee su come i fondi UE possono aiutare gli Stati membri nelle loro sfide e priorità di investimento nel prossimo periodo di programmazione 2021-2027.
Lo evidenzia l’ECF – Eurpean Cyclist’s Federation – in un’articolo a firma di Holger Haubold.
L’analisi dell’ECF delle relazioni per singolo paese mostra un’inclusione sistematica delle raccomandazioni per una mobilità attiva e sostenibile, compresi molti riferimenti espliciti alla ciclabilità (anche se, nel rapporto italiano, di mobilità ciclistica non si parla). Anche se questi riferimenti devono ancora, nella maggior parte dei casi, essere tradotti in investimenti concreti, la tendenza positiva mostra i benefici del prendere in considerazione la ciclabilità e la mobilità attiva in tutti i settori politici pertinenti dell’UE, come proposto nella strategia europea sulla ciclabilità della stessa ECF.
Il “Pacchetto invernale del semestre europeo” fa parte di uno sforzo per coordinare le politiche economiche in tutta l’Unione europea che è stato messo in atto dopo l’ultima crisi economica e finanziaria. Nel “Pacchetto invernale” la Commissione riesamina la situazione economica e sociale nonché le sfide specifiche per singolo Paese. Per la prima volta, le relazioni nazionali di quest’anno includono anche una discussione sulle sfide e le priorità degli investimenti negli Stati membri e la Commissione formula le prime idee su come i fondi UE, in particolare i fondi della politica di coesione, possono aiutare nel prossimo periodo di programmazione 2021-2027.
Quando si tratta delle sfide che gli Stati membri devono affrontare si evidenzia, nelle relazioni, che problemi come la congestione nei trasporti o la scarsa qualità dell’aria spesso rappresentino ostacoli alla crescita economica, ad esempio in Danimarca, Portogallo, Germania o Bulgaria. Il settore dei trasporti è anche indicato come un importante contributo alle emissioni di CO2 dei Paesi. Per tutti questi problemi, la mobiltà ciclistica offre una soluzione.
Le relazioni, inoltre, evidenziano le politiche fiscali che forniscono incentivi per comportamenti di mobilità insostenibili, come le tasse sui carburanti o i regimi fiscali generosi per le auto aziendali in Belgio e Germania. Ad esempio, la relazione per il Belgio afferma: “Gli incentivi distorsivi contribuiscono alla congestione stradale. L’aumento della congestione è in parte spiegato dal continuo aumento delle autovetture dal 2007, incentivato dalle strade senza pedaggio, dalla deduzione dell’imposta sulle auto aziendali e dalla bassa tassazione ambientale.” In tal senso ECF ha pubblicato un documento interattivo online, nel 2018, che illustra la portata di questi incentivi distorsivi e mostra le migliori pratiche per incentivi fiscali ad una mobilità più sostenibile.
Ancora più importante, la prima guida specifica per Paese per i finanziamenti della politica di coesione 2021-2027, inclusa nelle relazioni, si riferisce sistematicamente agli investimenti nella mobilità sostenibile e attiva come soluzione a problemi quali cattiva qualità dell’aria, le elevate emissioni di CO2 o la congestione urbana. Come mostrato in figura, la mobilità ciclistica o la mobilità attiva sono menzionati esplicitamente, come aree di investimento di finanziamenti nazionali o dell’UE, in 14 relazioni nazionali, mentre la mobilità sostenibile è menzionata in 10 relazioni. Solo le relazioni per Danimarca, Paesi Bassi e Finlandia non si riferiscono specificamente a questi argomenti, probabilmente a causa delle politiche relativamente avanzate e dei livelli di investimento di questi Paesi.
Insieme alla recente decisione del Parlamento europeo di fare esplicito riferimento alla mobilità ciclistica nel nuovo regolamento di finanziamento regionale dell’UE, questo approccio sistematico agli investimenti nella mobilità sostenibile è un segnale molto positivo per il prossimo periodo di finanziamento.
Nell’ambito della sua “6 billion campaign“, ECF continuerà a sostenere maggiori e migliori finanziamenti per la bicicletta a vantaggio di tutti i Paesi e le Regioni dell’UE.
Il 12 aprile, a Verona, presso Palazzo Barbieri.
Evento su invito.
Per la formazione della “Scuola ComuniCiclabili” interventi di:
Christophe Najdovski, Vicesindaco di Parigi e Presidente ECF “Parigi, città della bici e del pedone” (videoconferenza)
Niccolò Panozzo, Project Manager di ECF
“Il Circuito europeo Cities and Regions for Cyclists”
Janez Kozeli, Vicesindaco di Lubiana
“La capitale slovena, città car free” (videoconferenza)
Francesco Sbetti, INU, Direttore di Urbanistica Informazioni, “Il Patto per l’urbanistica italiana”
di Raffaele Di Marcello
La European Cyclists’ Federation (ECF) ha predisposto un rapporto che esplora i collegamenti tra disponibilità di parcheggi protetti per biciclette e auto e l’impatto sulla scelta del trasporto.
Il rapporto, intitolato “Costruire edifici adatti per la mobilità sostenibile” (Making Building Suitable for Sustainable Mobility), evidenzia che, se c’è un parcheggio facile e comodo disponibile all’inizio e alla fine del viaggio di una persona, per una specifica modalità di trasporto, è molto più probabile che venga scelta quella modalità di trasporto rispetto a un’altra. I decisori politici devono, pertanto, tenere conto del parcheggio delle biciclette quando promuovono la mobilità ciclisitca.
Sembrerebbe un’ovvietà ma, in Italia, proprio il parcheggio delle biciclette, sia su strada che all’interno degli edifici, pubblici e privati, è uno dei punti deboli per lo sviluppo della mobilità ciclistica.
La ricerca intrapresa da ECF ha individuato una grande varietà di approcci alla problematica del parcheggio ed ha esaminato 31 Stati europei. Ogni paese è stato valutato in base a due parametri: la normativa edilizia relativa al parcheggio delle automobili e l’analoga normativa relativa al parcheggio delle biciclette. I Paesi sono stati classificati come eccellenti, buoni, sufficienti o insufficienti per entrambe le categorie.
Per i Paesi i cui regolamenti sui parcheggi per biciclette sono considerati “insufficienti”, come il Regno Unito e la Spagna, l’ECF raccomanda di sviluppare, come misura minima, linee guida per le autorità locali sul parcheggio delle biciclette nei regolamenti edilizi e nelle politiche urbanistiche prima del marzo 2020. Per questi paesi, come anche per quelli che sono stati classificati come “sufficienti” come l’Irlanda e la Svezia, si raccomanda anche di introdurre un quadro giuridicamente vincolante a livello nazionale o regionale che richiededa alle autorità locali l’adozione di specifici regolamenti in materia di parcheggio.
Per gli Stati come l’Italia e l’Olanda, che dispongono di “buoni” regolamenti sui parcheggi per biciclette, l’ECF consiglia ai Paesi di analizzare se le autorità locali recepiscono correttamente la legge quadro nazionale o regionale nella normativa locale e, in caso contrario, di introdurre un minimo di requisiti a livello nazionale / regionale.
In termini di regolamenti sui parcheggi, l’ECF raccomanda ai paesi classificati come “buoni”, di introdurre un quadro giuridicamente vincolante, fissando normative per i parcheggi per biciclette a livello nazionale o regionale, o imponendo alle autorità locali di stabilire normative e requisiti per i parcheggi per bici. L’ECF consiglia inoltre che la normativa sia supportata da misure di gestione della mobilità, come la fornitura di servizi di condivisione di biciclette e car-sharing e un buon accesso al trasporto pubblico.
Riassumendo il rapporto, la valutazione dell’ECF mostra che il parcheggio delle biciclette è meglio regolamentato a livello regionale che a livello nazionale. Mentre un Paese su cinque di quelli analizzati ha requisiti minimi per il parcheggio per le biciclette a livello nazionale, a livello regionale è una Regione su tre che ha norme adeguate.
Tuttavia, poco meno del 40% dei paesi e il 14% delle regioni non ha né leggi né linee guida in vigore. Per quanto riguarda il parcheggio per bicilette, il 53% di tutti i paesi e il 75% di tutte le regioni hanno requisiti normativi minimi di parcheggio.
In Italia, in realtà, il codice della strada nulla dice in merito ai parcheggi per le biciclette, mentre la recente Legge 11 gennaio 2018, n. 2 – Disposizioni per lo sviluppo della mobilita’ in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilita’ ciclistica – riprendendo alcune norme regionali, all’art. 8 – Disposizioni per i Comuni – dispone che “I comuni possono prevedere, in prossimita’ di aeroporti, di stazioni ferroviarie, di autostazioni, di stazioni metropolitane e di stazioni di mezzi di trasporto marittimi, fluviali e lacustri, ove presenti, la realizzazione di velostazioni, ossia di centri per il deposito custodito di biciclette, l’assistenza tecnica e l’eventuale servizio di noleggio” e che “I comuni prevedono nei regolamenti edilizi misure finalizzate alla realizzazione di spazi comuni e attrezzati per il deposito di biciclette negli edifici adibiti a residenza e ad attività terziarie o produttive e nelle strutture pubbliche”
Disposizioni
che, ad oggi, non hanno sortito grandi effetti, vista la non
perentorietà della norma ed il poco interesse delle amministrazioni alla
sua applicazione.
Eppure,
come sottolineato da ECF, la possibilità di parcheggiare in sicurezza
la bicicletta aumenterebbe, di molto, l’utilizzo del mezzo per gli
spostamenti, e la presenza, nei nodi di interscambio multimodale, come
le stazioni ferroviarie o degli autobus, di “velostazioni”, favorirebbe
lo sviluppo della mobilità alternativa a quella motorizzata, con enormi
vantaggi per le nostre città.
In fondo, il discorso, rimane sempre quello, citando Fred Kent: “Se pianifichi una città per auto e traffico, otterrai auto e traffico. Se pianifichi una città per persone e spazi, otterrai persone e spazi“.
di Raffaele Di Marcello
Un
piano generale paneuropeo per la promozione della bicicletta sarà
pubblicato nell’autunno 2019. L’aspirazione del piano è raddoppiare il
numero di ciclisti nella regione paneuropea, che comprende i 54 paesi
della regione europea del Organizzazione mondiale della sanità (WHO) e della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite
(UNECE). Per molti di questi paesi, una volta completato,
l’orientamento sarà il primo passo per promuovere la ciclabilità a
livello nazionale.
Attualmente, il piano generale è in forma di
bozza e contiene cinque obiettivi politici che dovrebbero essere
soddisfatti entro il 2030:
1. Raddoppiare la quantità di utilizzo della bicicletta in Europa e assicurarne l’aumento in tutti i paesi.
2. Comprendere l’utilizzo della bicletta nelle politiche sanitarie.
3. Aumentare la sicurezza dei ciclisti in ogni paese e dimezzare i tassi di mortalità e infortunio, misurati in termini di numero di ciclisti uccisi o feriti per km percorsi ogni anno.
4. Sviluppare e attuare politiche nazionali per la ciclabilità, supportate da piani ciclistici nazionali, in ogni paese.
5. Inserire la mobilità ciclistica nelle politiche dell’uso del territorio, nella pianificazione urbana e regionale, inclusa quella per le infrastrutture.
L’iniziativa congiunta dell’WHO e dell’UNECE (sotto la guida di Austria e Francia) ha chiesto la Partnership of Cycling, che è una spin-off dell’ex National Cycling Officers Network della European Cyclists’ Federation (ECF), per creare la bozza di una strategia a livello continentale per incoraggiare la ciclabilità. Dopo 10 incontri di partenariato, la bozza avanzata del Master Plan è ora fortemente incardinata al Programma paneuropeo sui trasporti, la salute e l’ambiente (THE PEP), guidato dall’UNECE e dagli uffici europei dell’OMS e dell’Ambiente ONU. L’adozione definitiva del Piano è prevista per il 5 ° incontro di alto livello di THE PEP che si terrà tra il 22 e il 24 ottobre 2019 a Vienna (Austria).
L’ECF ha lavorato con gli sviluppatori del piano per garantire che il progetto sia il più completo e ambizioso possibile al fine di garantire che sia rilevante per i diversi paesi, anche alla luce dei diversi contesti in materia di ciclabilità.
La bozza mette in evidenza 30 raccomandazioni politiche che gli stati firmatari (così come altri) potrebbero scegliere di abbracciare per promuovere la ciclabilità, a seconda delle circostanze ed esigenze nazionali.
Da queste sono state ricavate dieci raccomandazioni più ampie:
1. Sviluppare e attuare una politica ciclistica nazionale, supportata da un piano ciclistico nazionale.
2. Sviluppare infrastrutture ciclistiche di facile utilizzo.
3. Migliorare il quadro normativo che promuove la ciclabilità.
4. Promuovere la ciclabilità attraverso incentivi e gestione della mobilità.
5. Integrare la mobilità ciclistica nei processi di pianificazione e facilitare la multimodalità.
6. Fare uso di nuove tecnologie e innovazione.
7. Migliorare la salute e la sicurezza
8. Fornire meccanismi di finanziamento efficienti e investimenti sostenibili.
9. Migliorare le statistiche sul ciclismo da utilizzare per monitoraggi e analisi comparative efficienti.
10. Promuovere il turismo in bicicletta.
I
numerosi benefici derivanti dal raggiungimento di tali obiettivi sono
evidenti; ad esempio il raddoppio degli spostamenti in bicicletta
eviterebbe 30.000 morti premature all’anno, con benefici economici
indiretti pari a 78 miliardi di euro l’anno (calcolati utilizzando
l’Health Health Assessment Assessment for Cycling Tool –HEAT– dell’OMS).
L’attuale
progetto rappresenta il culmine di cinque anni di lavoro e comprende
anche una serie di obiettivi politici intersettoriali.
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 febbraio scorso il Programma di incentivazione della mobilita’ urbana sostenibile del Ministero dell’Ambiente (PRIMUS), finalizzato al cofinanziamento di progetti di mobilità sostenibile nei Comuni con popolazione non inferiore a 50.000 abitanti. Il programma ha una dotazione complessiva di 15 milioni di Euro per il cofinanziamento di progetti riguardanti le seguenti azioni:
a) realizzazione di nuove piste ciclabili in grado di rispondere alla domanda di spostamenti urbani casa-scuola e casa-lavoro;
b) sviluppo della sharing mobility in ambito urbano;
c) sviluppo delle attività di mobility management presso le sedi delle Amministrazioni dello Stato (sedi centrali e periferiche), delle Amministrazioni territoriali, delle scuole e delle università.
La documentazione completa è visibile al seguente link:
http://www.minambiente.it/pagina/primus.
I progetti devono pervenire, a pena di irricevibilita’, a mezzo posta elettronica certificata all’indirizzo primus@pec.minambiente.it entro e non oltre centoventi giorni da quello successivo alla pubblicazione dell’avviso in GU.
di Raffaele Di Marcello
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, n. 18 – serie generale – del 22/01/2019, il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, relativo alla “Progettazione e realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche”.
L’atteso provvedimento conferma le risorse già stanziate dall’art. 1, comma 640, della Legge 28 dicembre 2015 n. 208, pari a 361.780.679,60 euro, e stablisce le modalità di individuazione e di realizzazione degli intervent, interventi che saranno gestiti dalla Regioni e dalle Province autonome interessate, a seguito di specifici protocolli di intesa tra le stesse ed il Ministero.
Per la ripartizione delle risorse il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti attende l’invio da parte delle Regioni degli studi di fattibilità, finanziati con circa 5 milioni di euro nel maggio 2017, che dovrà avvenire entro il 31 dicembre di quest’anno.
Le ciclovie interessate sono:
Il Decreto contiene anche, all’allegato 4, i requisiti di pianificazione e gli standard tecnici di progettazione delle Ciclovie.
I requisiti che devono essere posseduti dalle Ciclovie sono stati distinti in “requisiti di pianificazione”, che ricomprendono gli elementi territoriali, naturali e/o antropici, che costituiscono il quadro di riferimento propedeutico alla progettazione, e “standard tecnici di progettazione”, a loro volta suddivisi in ulteriori sotto-requisiti definiti con tre livelli: minimo, buono ed ottimo.
Previsto anche il modello della segnaletica di indicazione e informazione, che viene uniformata per tutte le Ciclovie e, si spera, che verrà adottata anche per i percorsi ciclabili non appartenenti al Sistema delle Ciclovie Nazionali (magari inserendolo nel Codice della Strada e nel relativo regolamento).
Non resta che aspettare l’avvio dei lavori per vedere, finalmente, iniziata quella che FIAB aveva già individutato come rete ciclistica nazionale BicItalia, che doterebbe il nostro Paese di una infrastruttura fondamentale per il turismo e per la mobilità sostenibile.