“La bicicletta ci salverà… e ci sta già salvando” – Convegno a Milano il 18 maggio

“La bicicletta ci salverà… e ci sta già salvando” – Convegno a Milano il 18 maggio

Si parlerà di buone pratiche per la mobilità ciclistica e di ComuniCiclabili durante il convegno, organizzato da FIAB onlus e Comune di Milano,  Venerdì 18 maggio 2018, dalle ore 9.30 alle ore 13.00, presso la Sala Alessi, Palazzo Marino, Piazza della Scala 2, Milano.

Un nuovo momento di approfondimento dedicato soprattutto alle amministrazioni aderenti alla rete ComuniCiclabili FIAB, anche in vista dell’edizione 2019, per la quale partiranno, a breve, le adesioni.

Sarà l’occasione per fare il punto sugli ultimi 10 anni di politiche sulla ciclabilità e sulle prospettive di sviluppo nei prossimi anni, con interessanti esempi italiani e buone pratiche estere, come la città di Monaco,  e una visione di quanto sta avvenendo in Europa grazie alla presenza di Manfred Neun, già presidente di ECF e attuale presidente della World Cycling Alliance (l’intervento verrà tradotto in italiano).
Per iscrizioni compilare il seguente modulo.

Il programma completo è visionabile qui: Programma convegno La bicicletta ci salverà_18 05 2018

 

 

ComuniCiclabili sul TG1. Il video

ComuniCiclabili è stato oggetto di un servizio mandato in onda sul TG1 RAI del 2 aprile scorso.

Qui l’intero servizio.

 

Pesaro, Comune Ciclabile 5 bike smile, ospita l’Assemblea Nazionale FIAB

Pesaro, Comune Ciclabile 5 bike smile, ospita l’Assemblea Nazionale di FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta

Nel ricco programma della tre giorni: i primi momenti di condivisione tra i rappresentanti dei 69 Comuni Ciclabili d’Italia con sopralluogo alla nota Bicipolitana di Pesaro; il convegno pubblico sul tema “I capoluoghi ciclabili: ricette diverse a confronto”; l’assegnazione dei riconoscimenti per la 20^ edizione del Premio Nazionale FIAB “Amico della Bicicletta” e la pedalata conclusiva fino a Fano.

Leggi l’articolo completo qui

La ciclabilità? Un indicatore di qualità della vita.

di Raffaele Di Marcello

È appena stata pubblicata l’ultima edizione dell’indice universalmente riconosciuto per la qualità della vita, elaborato da Mercer, società di consulenza per diverse aziende. E, ancora una volta, in cima alla lista, ci sono molte città che amano le biciclette.

Valutare la vivibilità complessiva di una città non è un compito facile, poiché i fattori che contribuiscono a una “buona vita” sono così numerosi e così diversi.

Mercer è attualmente il principale fornitore di dati sulla qualità della vita per i dipendenti inviati a lavorare all’estero, e la sua classifica sulla qualità della vita è una preziosa (e apprezzata) pubblicazione. Il clima, la facilità di comunicazione e la lontananza fisica influenzano il successo di un incarico all’estero e le buone condizioni di mobilità sono sempre fondamentali per una vita di buona qualità.

Non sorprende constatare che la Top 10 delle città più vivibili al mondo presenta diversi membri della rete Città e regioni per ciclisti (CRfC) e ospiti di Velo-city. Chiaramente, il grado di ciclabilità fa la differenza quando si sceglie il posto migliore in cui vivere!

Di seguito l’elenco delle prime dieci città della classifica Mercer:

  • Vienna (AT), membro di CRfC e ospite dell’edizione di Velo-city del  2013
  • Zürich (CH)
  • Auckland (NZ)
  • Munich (DE), membro di CRfC
  • Vancouver (CA), ospite dell’edizione di Velo-city del 2012
  • Düsseldorf (DE)
  • Frankfurt (DE)
  • Geneva (CH)
  • Copenhagen (DK), membro di CRfC e ospite dell’edizione di Velo-city del 2010
  • Basel (CH), membro di CRfC

Questo dimostra chiaramente che le città che investono nella ciclabilità e fanno della mobilità attiva una priorità nella designazione dello spazio pubblico sono luoghi molto attraenti per vivere e lavorare a causa dell’alta qualità della vita che offrono.Nella classifica le uniche due città italiane sono Milano, al 42° posto, seguita da Roma al 57°, città dove siamo ancora lontani dai livelli di ciclabilità delle prime dieci.

Pubblicato Albergabici 2018: scopri l’Italia in bici con noi

Pubblicato nel sito Albergabici.it il nuovo opuscolo di Albergabici 2018/2019 dal titolo “Scopri l’Italia in bicicletta”. Nel catalogo trovate immagini, informazioni e servizi di 308 strutture in tutte le regioni italiane che offrono un riparo per la propria bicicletta per la notte, accettano anche per una sola i cicloviaggiatori e forniscono una abbondante colazione.

Il titolo è cambiato perché il libretto di 74 pagine non è più solo un semplice catalogo di alberghi, agriturismi e B&B in cui è facile e bello arrivare e soggiornare con la propria bicicletta, ma è diventato uno strumento per la diffusione del cicloturismo in tutta Italia. Nelle prime pagine troviamo degli articoli dedicati a FIAB, a Bicitalia, al progetto Comuni Ciclabili. Nelle pagine finali si parla della legge quadro, dell’accordo di Albergabici con Trenitalia e un utile vademecum per gli operatori economici su come far crescere il cicloturismo nei propri territori.

Le innovazioni non finiscono qui. Prima di ogni regione o gruppo di regioni nell’opuscolo si trovano una decina di schede sui percorsi e ciclovie di qualità inserite nel sito www.bicitalia.org. Un altro elemento che promuove l’uso della bicicletta per fare turismo sano e pulito in Italia.

Infine un’altra novità che siamo convinti possa contribuire ad aumentare l’uso degli Albergabici da parte di soci e ciclisti. Grazie alla collaborazione con la casa editrice Ediciclo premiamo con un e-book a scelta tutti coloro che soggiornano durante l’anno in almeno 6 albergabici diversi. L’ultima pagina dell’opuscolo ha uno spazio con il regolamento e con gli spazi per la raccolta dei timbri.

Il fascicolo arriverà nelle case dei soci con il prossimo numero della rivista BC. Lo si può sfogliare in anteprima da qui. Oltre all’opuscolo non dimentichiamoci che nel sito www.albergabici.it sono centinaia in più le strutture ricettive elencate e filtrabili geograficamente o per servizi forniti.

Dopo essere stati ospiti e fatto timbrare la pagina con le credenziali, tornate nel sito e lasciate un commento nella pagina dell’albergo che vi ha accolto. La vostra opinione ed esperienza è importante per tutti gli altri ciclisti che navigano nel sito alla ricerca dell’albergo ideale.

Per informazioni: albergabici@fiab-onlus.it, info@albergabici.it.

Chiusa l’edizione 2018; a breve le adesioni per l’edizione 2019.

Si è chiusa il 21 marzo, a Bologna, la prima edizione di ComuniCiclabili con la consegna di 39 nuove bandiere gialle della ciclabilità italiana.

Salgono a 69 i comuni insigniti del riconoscimento di FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta in 16 regioni: comuni di ogni dimensione e tipologia, dalle grandi metropoli alle piccole realtà che sono entrati nella rete delle città “amiche della bicicletta” che vogliono migliorare la ciclabilità dei loro territori.

• Scaricabile on line anche la prima edizione della «GUIDA AI COMUNI CICLABILI D’ITALIA»

• Annunciata per l’estate l’apertura delle adesioni a COMUNI CICLABILI 2019

Con la consegna di 39 nuove bandiere gialle della ciclabilità italiana ad altrettante amministrazioni locali si è conclusa il 21 marzo scorso, a Bologna, la prima edizione di COMUNI CICLABILI, il progetto lanciato la scorsa estate da FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta per riconoscere gli sforzi di quei comuni che mettono in pratica concrete politiche per la mobilità in bicicletta, rendendo i propri territori bike-friendly e accoglienti per chi si muove sulle due ruote.

I riconoscimenti ai nuovi COMUNI CICLABILI sono stati consegnati nell’ambito di una cerimonia mercoledì 21 marzo alle ore 10.45 nella sede comunale dello storico Palazzo D’Accursio in Piazza Maggiore a Bologna, la prima grande città, insieme a Torino, a ricevere la bandiera gialla.

“A soli otto mesi dal lancio dell’iniziativa, siamo davvero soddisfatti dell’interesse che il progetto COMUNI CICLABILI ha suscitato in tantissime amministrazioni locali che hanno fatto domanda di adesione – dice Alessandro Tursi, vice presidente FIAB e responsabile di COMUNI CICLABILI – Un risultato ben superiore alle nostre aspettative che dice, però, della volontà di tanti territori di volersi impegnare in politiche e iniziative concrete a favore di una mobilità sempre più sostenibile per le persone e per l’ambiente”.

Salgono così a 69 i comuni italiani che possono sventolare la bandiera gialla con il relativo grado della ciclabilità, ovvero il punteggio da 1 a 5 bike-smile apposto sulla bandiera e attribuito sulla base di diversi parametri di valutazione, che vanno ben al di là del semplice conteggio delle piste ciclabili.

Non un premio, ma una rete di amministrazioni che si mettono in gioco facendo valutare a FIAB il loro livello di “ciclabilità” in modo da poter migliorare azioni e politiche verso la piena realizzazione di territori a misura di ciclisti.

Oggi l’iniziativa COMUNI CICLABILI tocca ben 16 regioni del Bel Paese, dai capoluoghi dell’estremo nord (Trento) a quelli dell’estremo sud (Lecce).
Tra i nuovi capoluoghi entrati in nella rete di COMUNI CICLABILI, oltre ai già citati Torino, Bologna, Trento e Lecce, figurano anche Brescia, Cuneo, Pisa e Grosseto. Si contano anche comuni e località di punta del turismo nazionale come Riccione, che sulla Riviera Romagnola si affianca a Rimini già COMUNE CICLABILE dallo scorso novembre, e Castiglione della Pescaia in Toscana.

Se il maggior numero di comuni è sempre al nord tuttavia si fanno notare anche l’Abruzzo, primo per numero di comuni, ben 10, che formano quasi un unico ininterrotto comprensorio cicloturistico lungo la Ciclovia Adriatica, la Puglia con 9 comuni principalmente nel Salento, e infine la sorpresa della Sicilia rappresentata da Favignana, definita “l’isola più ciclabile del Mediterraneo”, visto che il territorio e le strade sono affollate di presone in bici, anche e soprattutto grazie all’ordinanza che vieta l’accesso alle auto nella stagione estiva: “una ‘rivoluzione semplice’ economica e turisticamente vincente, che andrebbe imitata ed esportata, e che ha fatto guadagnare all’isola il massimo riconoscimento di 5 bike-smile”, sottolinea Tursi.

Contemporaneamente alla consegna delle nuove bandiere gialle, FIAB annuncia l’uscita della 1^ edizione della «GUIDA AI COMUNI CICLABILI D’ITALIA» che è scaricabile on line all’indirizzo www.comuniciclabili.it/guida-2018/ e che dà pieno riconoscimento verso l’esterno ai territori aderenti.

La guida, oltre a dare visibilità alle best practice e all’offerta di ognuna delle 69 realtà coinvolte, sottolinea le finalità dell’intero progetto COMUNI CICLABILI di FIAB, ovvero valorizzare ogni tipo di impegno verso lo sviluppo di una mobilità più sostenibile per le persone e l’ambiente e, soprattutto, incentivare a fare sempre meglio per agevolare la scelta della bicicletta come mezzo di trasporto in ogni ambito, dagli spostamenti quotidiani di bike-to-work e bike-to-school al tempo libero, fino alle vacanze in sella.

Dietro le quinte di COMUNI CICLABILI un team di elevate professionalità costituito interamente da architetti urbanisti (www.comuniciclabili.it/team/), che ha sviluppato il progetto come fosse un “manifesto per città più vivibili”: l’ideatore Alessandro Tursi, Valeria Lorenzelli, Raffaele Di Marcello e Genny Gallinelli, hanno condiviso una vision di “città possibile” dando vita a un’iniziativa in grado di contagiare i comuni nel momento in cui questi si trovano di fronte alla scheda di adesione da compilare, che aiuta a prendere coscienza dei risultati già raggiunti (anche senza saperlo) e delle moltissime cose ancora da fare.

Importante ricordare, infatti, come la valutazione dei comuni che ambiscono a ricevere il riconoscimento di COMUNE CICLABILE tiene conto di differenti aree d’intervento. Per candidarsi, la singola amministrazione deve possedere almeno due requisiti tra quelli richiesti nella candidatura: uno nell’area infrastrutture urbane (“ciclabili urbane” e/o “moderazione traffico e velocità”) e uno in almeno una delle altre tre aree di valutazione (“cicloturismo”, “governance” e “comunicazione & promozione”)

“L’idea di fondo dell’intero progetto – aggiunge Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB – è quella di creare una vera e propria comunità italiana dei Comuni Ciclabili, riconoscibili verso l’esterno ma soprattutto attivi tra loro per momenti di confronto e di scambio di esperienze e best practice in tema di mobilità ciclistica”. In quest’ottica FIAB organizzerà eventi di alta formazione a ciclo continuo ai quali i COMUNI CICLABILI potranno partecipare GRATUITAMENTE inviando amministratori, tecnici o personale delle polizie municipali, per condividere e rendere patrimonio comune le migliori esperienze, che sono tante e variegate in tutti gli ambiti , dalle ciclabili alla moderazione del traffico, dal cicloturismo alla pianificazione fino alla comunicazione. Primo appuntamento venerdì 20 aprile a Pesaro col seminario teorico-pratico sulla celebre Bicipolitana.

Per maggiori informazioni: www.comuniciclabili.itwww.fiab-onlus.it

ELENCO COMUNI CICLABILI 2018:
PIEMONTE: Cuneo, Cannobio (VB), Occimiano (AL), Torino;
LIGURIA: Loano (SV), Sestri Levante (GE);
LOMBARDIA: Brescia, Borgarello (PV), Cassina de’ Pecchi (MI), Cernusco sul Naviglio (MI), Cinisello Balsamo (MI), Segrate (MI), Sulbiate (MB);
TRENTINO ALTO ADIGE: Trento;
FRIULI VENEZIA GIULIA: Azzano Decimo (PN); Barcis (PN), Grado (GO), Maniago(PN), Porcia (PN), Pordenone;
VENETO: Belluno, Bussolengo (VE), Cavallino Treporti (VE), Grisignano di Zocco(VI), San Donà di Piave (VE), Urbana (PD), Vicenza, Vittorio Veneto (TV);
EMILIA ROMAGNA: Bologna, Cesena, Ferrara, Parma, Riccione (RN), Rimini, Sissa Trecasali (PR);
TOSCANA: Castiglione della Pescaia (GR), Follonica (GR), Grosseto, Pisa;
UMBRIA: Arrone (TR), Foligno (PG);
MARCHE: Corinaldo (AN), Fano (PU), Grottammare (AP), Pesaro;
ABRUZZO: Corropoli (TE), Francavilla al Mare (CH), Giulianova (TE) , Montesilvano(PE), Ortona (CH), Pescara, Pineto (TE), Rapino (CH), Roseto degli Abruzzi (TE) Tortoreto (TE);
PUGLIA: Botrugno (LE), Ceglie Messapica (BR), Giuggianello (LE), Lecce, Locorotondo (BA), Nociglia (LE), San Cassiano (LE), Sanarica (LE), Surano (LE);
CAMPANIA: Camerota (SA), Castelnuovo Cilento (SA);
CALABRIA: Soverato (CS);
SICILIA: Favignana (TP);
SARDEGNA: Arborea (OR).

Bicicletta, Italia ed obiettivi di sviluppo sostenibile

Pubblicato un documento predisposto dal Ministero dell’Ambiente per fare luce sul posizionamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU.

“Agenda 2030 – Il posizionamento italiano”, questo il titolo del documento pubblicato dal Ministero dell’Ambiente per analizzare la situazione dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Questo documento, come si legge nella nota pubblicata dal Ministero guidato da Gian Luca Galletti, costituisce la prima tappa per la predisposizione, nei prossimi mesi, della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, la cui competenza è affidata al dicastero dell’Ambiente.

Il Posizionamento offre una descrizione della situazione italiana di ciascuno dei 17 Obiettivi e 169 sotto-obiettivi ottenuta utilizzando una selezione degli indicatori nazionali potenzialmente più prossimi a quelli elaborati dall’Inter-Agency and Expert Group on Sustainable Development Goals Indicators (IAEG-SDGs).

I risultati della valutazione sono sintetizzati anche tramite la nomenclatura “a semaforo”, già utilizzata nel rapporto “The European Environment – State and Outlook 2015”, a cura dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che consente di farsi un’idea rapida del punto in cui si trova l’Italia e della direzione verso la quale ci si muove.

Nel documento sul “Posizionamento” è possibile consultare anche le proposte emerse nel corso del processo di consultazione con gli stakeholderistituzionali, scientifici e della società civile, che ha visto coinvolte diverse centinaia di soggetti tra il giugno e il dicembre 2016.

Dal rapporto emerge che, al momento , di strada ne rimane ancora molta da fare. «Bisogna tenere distinta l’importanza del documento, prezioso tassello per l’elaborazione della Strategia nazionale, dai risultati, scarsi, che vi sono riportati. Il quadro che emerge è infatti grigio – osservano dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile – per molti degli SDGs la posizione italiana è tutt’altro che sulla via di sviluppo sostenibile». Solo 3 obiettivi su 17 «si collocano su un punteggio corrispondente ad un buon trend: si tratta dell’obiettivo 2 (Lotta alla fame), obiettivo 5 (Parità di genere) e obiettivo 6 (Acqua)». I tre risultati peggiori riguardano invece l’obiettivo 8 (Buona occupazione), l’11 (Città e comunità sostenibili) e il 15 (Flora e fauna terrestre). Complessivamente, gran parte degli Obiettivi ha ottenuto «una posizione che varia fra una massima distanza, con un peggioramento delle condizioni per il raggiungimento dell’Obiettivo al 2030 ed una tendenza non omogenea e di difficile previsione».

E, visto che l’incremento dell’utilizzo della bicicletta, come sottolineato dall’ECF, aiuta al raggiungimento di 11 dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, non resta che augurarci che l’Italia continui nell’incentivo di politiche a favore della mobilità ciclistica e del turismo in bicicletta, approvando le leggi attualmente ferme in parlamento, e stanziando risorse per lo sviluppo della ciclabilità.

di Raffaele Di Marcello

Orrori ciclabili. Quando il progettista non sa quello che fa.

In questi anni si assiste ad un fiorire di iniziative per favorire la ciclabilità, dai provvedimenti legislativi – con relativi finanziamenti – alla realizzazione di piste ciclabili in ogni dove. E, come sempre accade, quando arrivano i soldi, nascono anche, come funghi dopo una pioggia di agosto, i pseudo-esperti.

Tecnici che, fino al giorno prima non sapevano neanche cosa fosse una bicicletta, si improvvisano esperti di mobilità ciclistica e di percorsi ciclabili, accaparrandosi anche incarichi ,con risultati, spesso disastrosi.

E così vediamo la pista ciclabile con abbinato il passaggio pedonale e lo stop, che costringe il povero ciclista a fermarsi, comunque, in prossimità di ogni attraversamento, oppure la segnaletica orizzontale di colore blu (giusto per distinguere il percorso), o ancora piste con curve a 90° o interrotte in prossimità di passi carrai e ancora con inizio nel nulla e fine nel niente.

Errori madornali dovuti anche ad una normativa carente e, spesso, inefficace. Ma le regole che esistono dovrebbero essere, quantomeno, applicate!!! Parliamo del Codice della Strada e del relativo Regolamento di Attuazione, ma soprattutto del Decreto Ministeriale N. 557 del 30/11/1999 che riporta il “Regolamento per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili”, regolamento che definisce caratteristiche, dimensioni, pendenze e raggi di curvatura, delle piste ciclabili, piste che, va ricordato, fanno parte della confusa definizione di strada di categoria Fbis –  Itinerario ciclopedonale: strada locale, urbana, extraurbana o vicinale, destinata prevalentemente alla percorrenza pedonale e ciclabile e caratterizzata da una sicurezza intrinseca a tutela dell’utenza debole della strada.

Purtroppo, spesso, la pista ciclabile, è vista come un luogo dove il ciclista occasionale va a spasso, privandola della dignità di infrastruttura per la mobilità vera e propria, infrastruttura che va pianificata, e progettata, con tutti i crismi di legge e con la buona regola d’arte che dovrebbe essere patrimonio di ogni progettista.

Ma, si sa, l’esperto dell’ultima ora ne inventa una ogni momento, per potersi definire più bravo degli altri, e magari si vanta del fatto di uscire in bici, con gli amici, ogni domenica (e quindi di bicicletta ne capisce) e così vediamo nascere, sempre più, percorsi ciclabili dove il ciclista ha paura di avventurarsi, con utilità quasi nulla e, anzi, controproducenti per lo sviluppo della mobilità ciclistica, in quanto alimentano la sensazione di “inutilità” di tali opere.

Che fare? Forse occorre, da subito, all’interno delle università e degli Ordini Professionali, iniziare a formare i tecnici sulle buone pratiche, e sulle regole, della mobilità ciclistica. Perchè non è di esperti che abbiamo bisogno, ma di professionisti preparati.

 di Raffaele Di Marcello

Incentivazione chilometrica del Bike To Work. Istruzioni per l’uso.

Sono molte le domande che un’Amministrazione può porsi nel momento in cui decide di dare il via ad un progetto di incentivazione del Bike to work.

L’Avv. Jacopo Michi, dell’ufficio legale FIAB, avendo collaborato con il Dott. Canessa, Segretario del Comune di Massarosa, alla redazione del primo bando sperimentale, fornisce alcune brevi indicazioni (strutturate nella forma di FAQ – Frequently Asked Questions), che possono aiutare Amministrazioni ed aziende ad elaborare analoghi strumenti di incentivazione della mobilità ciclistica.

Ovviamente, saranno sempre possibili correttivi e miglioramenti, anche tenendo conto delle peculiarità locali e degli obiettivi concretamente perseguiti dalle Amministrazioni.

Mario Andreozzi, di FIAB Versilia BiciAmici, ha predisposto invece breve scheda che mette in evidenza le varie fasi del progetto “Bike to Work – incentivo chilometrico. Il Modello Massarosa”

FIAB, tramite i suoi tecnici, è pronta a fornire la propria consulenza a tutti quei soggetti – pubblici e privati – che fossero intenzionati ad attivare progetti di incentivazione del “bike to work” in qualsiasi forma attuati.

Download del manuale di Jacopo Michi: Incentivazione chilometrica del Bike To Work. Istruzioni per l’uso

Download della scheda di Mario Andreozzi: Bike to Work – incentivo chilometrico. Il Modello Massarosa

Rimborsi chilometrici: dove in Europa si punta sul bike to work?

Cresce il numero di paesi in Europa che incentivano il bike to work coi cosiddetti rimborsi chilometrici. Un manciata di euro, a seconda delle distanze  pedalate: in Belgio, ad esempio, sono 0,23 i centesimi che i lavoratori in bicicletta guadagnano ogni mille metri. Un bottino che ingrossa le tasche oramai del 9% della forza lavoro di tutto il paese. Oltre 400mila i belgi, secondo quanto riporta ECF, che usufruiscono di questi incentivi economici.

Ma l’Europa del rimborso ciclabile al bike to work non è fatta soltanto di esempi virtuosi. A ostacolare infatti la diffusione della mobilità dolce negli spostamenti quotidiani casa-lavoro non compare soltanto l’abitudine all’auto dei cittadini. Secondo i calcoli della Commissione Europea l’utilizzo dell’auto aziendale, in termini di incentivi all’acquisto da parte delle imprese, costerebbe 4,1 miliardi di euro l’anno. Per molto meno il Belgio ha ottenuto un cambiamento d’abitudine di quasi il 10% dei lavoratori, incentivandoli col rimborso chilometrico: 93 milioni di euro il costo sul bilancio.

Su binari analoghi a favore del bike to work si è mosso anche il Lussemburgo, dove la recente riforma fiscale ha inserito la possibilità di agevolazioni con l’acquisto di due ruote, sia tradizionali che elettriche. 300 euro la somma che i lavoratori del Granducato potranno dedurre, mentre alle imprese sarà possibile fornire ai propri dipendenti una bicicletta sia per uso personale che per mansioni lavorative.

Ultima arrivata nel 2015, la Francia ha già dato la possibilità alle aziende private di rimborsare i lavoratori per ogni chilometro pedalato. Ancora  allo studio invece il decreto che amplierebbe la platea ai dipendenti pubblici. Unico limite, che renderebbe l’incentivo economico meno appetibile rispetto ai colleghi belgi, rimane il tetto annuo fissato a 200 euro per il rimborso. Una cifra contro cui si stanno già battendo le associazioni bike friendly d’Oltralpe. Diverso ancora il contesto italiano, dove a muoversi non è la politica nazionale, bensì i singoli comuni. Progetti come quello toscano di Massarosa, il primo a metterlo in pratica nel 2015, hanno presto preso piedi sotto diversi campanili.